Il primo Incontro
Il progetto di scrivere un romanzo lo avevo già da qualche anno, anzi inizialmente l’idea era quella di fare un fumetto, ma non avevo né il tempo, né la necessaria serenità mentale per riprendere a disegnare (figuriamoci per imparare a farlo a pc).
Continuavo quindi a rimandare scrivendo di tanto in tanto qualche articolo su alcuni blog che avevo aperto e mettendoci degli scarabocchi fatti di fretta.
Ma non mi piaceva molto. Ero da poco uscita da una brutta esperienza “di lavoro” durata tre anni con un ricercatore e temevo di poter far del male con i miei scritti: non scrivevo racconti, ma esperienze personali, tecniche meditative e di gestione energetica ed essendomi scottata in prima persona, avevo paura che qualcuno leggendole potesse farsi del male, tentando di replicarle. Così cercavo di essere criptica, tralasciando la maggior parte di quello che facevo ma rendendo così incomprensibili quegli scritti.
Mi sentivo costretta da una forma che non mi apparteneva e alla fine decisi di chiudere tutti i blog e di tenere semplicemente un diario privato sul pc di casa.
Nel 2015 mi era tornata la voglia di riprendere a scrivere e mi era venuta l’idea di improntare un romanzo di fantascienza. Le meditazioni e la gestione energetica tramite tao yoga e chikung fatta in tutti questi anni avevano stimolato la mia attività onirica per cui di spunti per raccontare delle storie ne avevo a bizzeffe e così mi ero messa scrivere i primi capitoli della vita di un personaggio che mi era molto caro.
Contemporaneamente avevo visto un post della casa editrice Risveglio Edizioni che indiceva un concorso di scrittura. Spinta anche dal mio compagno decisi di provare a parteciparvi nonostante mancassero due mesi alla sua conclusione.
Non potevo portare il romanzo che stavo scrivendo perché la storia era molto lunga e non sarei mai riuscita a concluderla in così breve tempo, così decisi di scrivere un’introduzione in cui spiegai come alcuni dei personaggi si fossero incontrati tra di loro. E così nacque Il Primo Incontro.
Vinsi inaspettatamente il concorso perché all’epoca avevo seri problemi famigliari, a causa della malattia di un parente e sostanzialmente dormivo poco e male. Quella condizione si era protratta per un anno intero ed ero sicura che avesse inciso sulle mie capacità. Non mi rendevo conto di quanto ma mi sembrava ovvio che fosse successo.
E infatti poi, quando corressi a distanza di mesi dalla pubblicazione il primo racconto, mi misi le mani nei capelli, e decisi di chiedere all’editore la possibilità di correggere il testo.
Questi non solo mi diede il via ma mi chiese se fosse possibile anche illustrare i prossimi libri.
L’idea mi piacque molto, ma mi fece anche preoccupare. Erano anni che non prendevo più in mano una matita e non ero così brava da poter illustrare dei libri. Inoltre mi sarebbe piaciuto farlo a pc, ma non avevo gli strumenti adatti e così con molta titubanza iniziai a provare.
Testai più programmi possibile e alla fine mi orientai verso Clip Studio Paint una soluzione professionale e completa con la quale mi trovai subito molto bene. Il secondo problema furono le tavolette grafiche e il pc. Il mio budget non mi permetteva spese e così grazie al mio compagno riuscii a procurarmene un paio usate e una la recuperai da un professionista. Per il pc non trovai altra soluzione che formattarlo e tenerlo “pulito” ma nel complesso riuscii a passare un anno intero ad esercitarmi.
Scrivevo e disegnavo in ogni momento libero della giornata, fine settimana compreso.
Fu faticoso ma redditizio. Migliorai sia nello scrivere che nel disegnare e sebbene non sia ancora soddisfatta delle illustrazioni che faccio (ma credo che non lo sarò mai perché sono perfezionista), ora che ho finito i disegni per il terzo libro, mi accorgo guardando le prime di come il mio tratto si sia effettivamente evoluto. Non sono ancora in grado di fare un fumetto come era nel mio progetto iniziale, ma chissà magari un giorno potrei esserlo.
Tutto questo scrivere e disegnare mi ha portato dei grossi benefici. Prima mi concentravo esclusivamente nella meditazione per cercare di risolvere un problema che si era creato prendendo la fatidica strada sbagliata. Ma più mi ci dedicavo e peggio stavo, vedevo solo quello e alla fine non riuscivo ad oltrepassarlo. Dedicarmi ai romanzi è stato un toccasana. Mi ha permesso di staccare davvero la mente e, poco per volta, di proseguire nel mio cammino. Per questo non posso che ringraziare l’editore della Risveglio Edizioni, Federico Bellini, che mi ha spinto sul questa strada, e gli sarò sempre grata nonostante io ora abbia intrapreso l’avventura del self publishing.
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